Conto sul fatto che la ferita smetta di suppurare. Una cicatrice rimarrà sempre. Però una cicatrice è già una forma di cura.
Però un uomo può essere una nave. Un uomo può essere una nave con lo scafo d’acciaio. Poi passano gli anni e si formano delle incrinature. Di lì passa l’acqua della nostalgia, contaminata di solitudine, e l’acqua della consapevolezza di essersi sbagliato e di non poter rimediare all’errore, e quell’acqua che corrode tanto, quella del pentimento che si sente e non si dice per paura, per vergogna, per non fare brutta figura con i compagni. E così l’uomo, ormai nave incrinata, andrà a picco da un momento all’altro.
E come resiste la gente prima di restituire al pianeta gli atomi presi in prestito. In realtà, la cosa strana ed eccezionale è essere vivi.
[Fernando Aramburu, Patria, Guanda, 2018]